Snorkeling e coasteering nella Baia di Paraggi: 5 curiosità sulla flora e fauna
Alcune curiosità sulla biodiversità unica nascosta poco sopra e poco sotto la marea nella Baia di Niasca, all’interno della baia di Paraggi.
Ormai lo sapete, lo sport è per noi un modo per scoprire la natura che ci circonda da dentro, con rispetto e curiosità. Perché come raccontato in uno degli ultimi articoli del blog e ricordato da David Attenborough: “Nessuno proteggerà cosa non gli interessa, ed a nessuno interessa cosa non hanno mai vissuto”.
Inoltre, abbiamo il privilegio di abitare in un posto unico e siamo strettamente legati al nostro territorio. Uno dei nostri valori è infatti l’appartenenza: al nostro pianeta, ed alla nostra terra (e mare). Il monte di Portofino è un po’ come un’isola, legata alla Liguria da un piccolo lembo di terra. Il suo microclima, la sua storia, e le sue caratteristiche biologiche e geologiche ospitano una natura unica nel Mediterraneo, a due passi da casa. E la macchia Mediterranea che caratterizza le sue coste ed il Parco Regionale, si tuffa a capofitto in un mare ricchissimo, protetto da una delle Aree Marine Protette meglio gestite in Italia.
Istituita nel 1999, l’Area Marina Protetta di Portofino si estende per poco più di 3.5 km2 tra Camogli, Santa Margherita Ligure e Portofino, racchiudendo alcuni tra i luoghi più protetti, studiati ed interessanti del Mediterraneo.
La Baia di Niasca
La nostra sede si trova proprio al centro dell’Area Marina Protetta di Portofino, in una baia chiamata Niasca all’interno della baia di Paraggi. La prima volta che sono stata a Niasca, i suoi contrasti di colore mi hanno rapita subito: il conglomerato di Portofino di colore marrocino ad arlecchino, il verde brillante della vegetazione vicina al mare, il turchese dell’acqua sopra la sabbia bianca ed il verde acqua intenso della baia. Infatti, grazie alla sua posizione geografica unica, questa piccola baia offre diversi microhabitat.
Ai lati della baia troviamo due pareti rocciose, molto diverse tra loro perché caratterizzate da una diversa illuminazione: la parete di destra (esposta a sud est) è ombrosa grazie al riparo della vegetazione e l’esposizione, rendendola un posto unico per osservare organismi tipici delle grotte e zone poco illuminate. La parete di sinistra, invece, (esposta a sud), è molto luminosa. Al centro della baia troviamo una vasta e rigogliosa prateria di Posidonia oceanica (e se il nome vi lascia confusi, vi spiegherò sotto di cosa si tratta), che con le sue fronde dona il tipico colore che ispira il Pantone Verde Paraggi. Ai lati della prateria di Posidonia, davanti la nostra sede ed intorno le pareti rocciose invece si trova un bianchissimo fondale sabbioso. Tre habitat diversi tra loro, che ospitano animali nettamente diversi tra loro.
Infatti, nel mare, la competizione per lo spazio è altissima, ed ogni organismo si è evoluto per sfruttare al meglio il luogo che ha a disposizione: chi ha imparato a vivere sui fondali, sabbiosi, rocciosi o fangosi che siano, chi a nuotare nel blu, fruttandolo in lungo, in largo ed in profondo, chi invece a vagabondare nel mare senza una apparente direzione, donando uno dei motori principali della biodiversità.
Niasca, proprio per la sua posizione geografica unica, esposizione al riparo da venti prevalenti, e diversità di habitat, si rivela sia sopra che sotto la marea uno scrigno di biodiversità. E maggiore é la biodiversità costiera, maggiore é la capacità del mare di far fronte a disturbi come i cambiamenti climatici. Per questo immaginiamo una caccia al tesoro, ma al posto di una pentola d’oro ci mettiamo il tesoro più importante del nostro pianeta: la diversità delle sue specie viventi.
Quindi scegliamo il nostro sport preferito per esplorare la costa, e tuffiamoci ad esplorare la biodiversità della baia di Niasca.
1. Piante o alghe? Dal coralligeno alla Posidonia
Sicuramente appena sentiamo parlare di barriera corallina, chiudiamo gli occhi ad immaginare una distesa di coralli tropicali, pesci coloratissimi e spiagge maldiviane. Ma ai lati rocciosi della Baia di Niasca abbiamo quella che Luca, fondatore e CEO di Outdoor Portofino, chiama “la barriera corallina de no’ artri” (tradotto dal Zeneise, “di noi altri”). Si tratta del coralligeno, una formazione di alghe incrostanti (spesso di colore rosa) che creano una struttura tridimensionale sulla roccia. Proprio come in una barriera corallina, gli animali trovano rifugio e cibo nell’habitat formato da queste alghe, e proprio come i coralli, queste alghe hanno una crescita molto lenta per raccogliere e formare il loro scheletro di carbonato di calcio. Durante le escursioni di coasteering abbiamo l’opportunità di scoprire da vicino queste incredibili formazioni ed osservare la variegata vita che qui trova casa e rifugio come cozze granchi, spugne e molluschi.
Sicuramente poi, avrete sentito parlare di sbiancamento o ‘bleaching’ dei coralli tropicali, quando a causa delle alte temperature i coralli perdono le loro alghe simbiotiche e con esse anche i loro brillanti colori. In un modo molto simile, quando alte temperature, sole e bassa marea coincidono, anche il coralligeno si ‘sbianca’ perdendo i propri colori rosa e rossastri, con il rischio di semplificare drasticamente l’habitat costiero e di conseguenza limitare la sua biodiversità. Più avanzeranno i cambiamenti climatici, maggiore sarà la frequenza e virulenza di eventi termici anomali come le ondate di caldo (ENG marine heatwaves).
Se per caso pensaste che tutta la flora che si trova sott’acqua sia caratterizzata da alghe, mi dispiacerà deludervi! Perché la Posidonia oceanica di cui parlavamo prima, presente in grandi praterie al centro della Baia di Paraggi, altro non è che una pianta! Un’alga, infatti, non ha radici, né foglie, né produce fiori o frutti: tutti elementi che, invece, caratterizzano la Posidonia, che fiorisce con le sue bellissime margherite di mare, fruttifica dei frutti tondi simili alle olive (ma non edibili!) e perde le sue foglie in autunno proprio come gli alberi. Nello stesso modo in cui gli uccellini decidono di nidificare sui rami delle foreste, tantissimi animali marini (tra cui anche numerosi pesci di interesse commerciale), utilizzano la posidonia come asilo nido per partorire, covare e far crescere i loro piccoli. In estate, avvicinandosi alle fronde della Posidonia è possibile vedere tanti piccoli pesci blu elettrico, che altro non sono che i piccoli di castagnole (o monacelle, Chromis chromis).
E non solo, per ogni m2 di Posidonia, essa libera nell’ambiente circa 20 litri di ossigeno al giorno! Insomma, un tesoro di biodiversità ed un vero e proprio polmone blu da scoprire con maschera e pinne durante i nostri snorkeling tours, o anche solamente da sorvolare durante un giro in SUP!
2. I “fiori” del mare: anemoni da scovare
Vengono chiamati Antozoi, dal greco άνθος (ánthos; “fiore”) e ζώα (zóa; “animali”), proprio per l’aspetto floreale che assume l’animale. Sono i polipi (e non polpi, come gli intelligenti molluschi dalle otto braccia ed i tre cuori), ed altro non sono che cugini delle meduse dal Phylum Cnidaria. Sia facendo coasteering che pagaiando, possiamo facilmente scovare tra le rocce i cosiddetti “pomodori di mare” (Actinia mediterranea), per il loro colore rosso acceso (neanche loro sono edibili!). Per facilitare la relazione tra una medusa ed un anemone come il pomodoro di mare, immaginiamo una medusa che si è attaccata di schiena ad uno scoglio… ecco qui un anemone! I tentacoli dell’anemone sono anche leggermente urticanti, anche se non come quelle delle comuni meduse vespe di mare (avevamo scritto un blog proprio per raccontare come gestire una puntura di medusa). Le cellule urticanti facilitano l’alimentazione dell’anemone, che raccoglie con i tentacoli piccoli plankton che viaggiano tra le onde.
Un po’ più sotto la linea di marea, con maschera e pinne, possiamo poi andare a ‘caccia’ di altri bellissimi fiori del mare. Pinneggiando sulla costa rocciosa all’ombra (guardando il mare a destra della baia), potremmo incontrare una bellissima madrepora a cuscino (Cladocora caespitosa), una specie di particolare interesse visti i diversi episodi di sbiancamento (proprio come i coralli di cui parlavamo prima). Sempre sullo stesso versante roccioso della baia, in alcune zone all’ombra si possono osservare le margherite di mare (Parazooanthus axinellae), degli anemoni coloniali che formano bellissimi tappeti arancioni.
3. Gli spinosi della baia: ricci e stelle marine
Continuando a pinneggiare tra le rocce, sicuramente saremo attirati dal rosso fuoco di una stella marina rossa (Echinaster sepositum), tra gli animali più amati dei nostri snorkeling tour. Una curiosità sulla stella marina? Essa si sposta quasi solamente grazie da una pressione idraulica: l’acqua entra da un foro al centro della stella, e viene spinta in tutti i piedini (chiamati pedicelli), un po’ come un pupazzo gonfiabile si muove all’entrata di un centro commerciale. Proprio per questo è importantissimo non tirare mai fuori le stelle marine dall’acqua, neanche per pochi secondi! Infatti, una bollicina d’aria incastrata in questo sistema idraulico potrebbe mandare tutto il loro sistema di locomozione in cortocircuito.
Anche se esteticamente diverse, le stelle marine fanno parte della stessa grande phyla dei ricci di mare, ed insieme alle oloturie (o cetrioli di mare) formano gli echinodermi (dal greco antico ἐχῖνος, echinos – riccio e δέρμα, derma – pelle, proprio perché ricoperti di spine, più o meno appuntite e prominenti). All’interno della Baia di Niasca possiamo osservare principalmente due specie di riccio, comunemente chiamate riccio maschio (Arbacia lixula) e riccio femmina (Paracentrotus lividus). I nomi comuni confondono, ma quelli scientifici in latino chiariscono subito: infatti si tratta di due specie completamente diverse di ricci di mare, comunemente chiamate cosí per distinguere la specie dalle uova edibili (femmina), da quella dalle uova non edibili (maschio). All’apparenza simili, sono distinguibili da alcune caratteristiche e colori. Potendogli dare una personalità per identificarli più facilmente, il riccio femmina ama vestirsi di rosso (ed ha infatti un colore più rossastro), mentre il riccio maschio è nero ed un po’ “timido”, infatti utilizza pezzi di alga e conchiglie per camuffarsi meglio tra le rocce.
Oltre ad essere spinosi ed a tenerci all’erta quando nuotiamo vicino agli scogli, i ricci sono anche importantissimi per la biodiversità. Vengono infatti chiamati da noi scienziati “ingegneri dell’ecosistema”, proprio perché brucando le alghe come mucche al pascolo lasciano porzioni di roccia libera per permettere ad altri animali di stabilirsi, aumentando il numero di specie e la biodiversità e complessità dell’habitat. Proprio per la sua importanza e per il suo interesse commerciale, il riccio femmina è stato inserito nell’elenco delle specie protette del protocollo SPA/BIO (Convenzione di Barcellona), e proprio per evitare una raccolta indiscriminata è stato istituito un Decreto Ministeriale (D.M. 12 gennaio1995) che ne regolamenta la raccolta a 30 esemplari a persona con un blocco della pesca nei mesi di Maggio e Giugno.
4. Vita tra la marea: dalle patelle agli impopolari cirripedi
A chi non è mai capitato di scivolare sopra uno scoglio e tagliarsi il piede? Se sei un avido frequentatore delle spiagge rocciose probabilmente più di quanto tu non possa contare. Ci sono buone, ottime possibilità che gli artefici del tuo taglio siano i cirripedi, o comunemente chiamati denti di cane. A differenza delle colleghe patelle (molluschi dal tradizionale guscio a cono tra i quali la Patella ferruginea è la più grande e vulnerabile nel Mediterraneo), i cirripedi non sono molluschi, ma bensì crostacei – proprio come granchi ed aragoste!
La storia del cirripedo
Per spiegare meglio che cosa è un cirripedo vi chiedo uno sforzo di immaginazione: pensate ad un gamberetto tantissimi anni fa, che durante il suo processo evolutivo decise che nuotare non gli andava proprio più. Scelse uno scoglio, e ci si cementò sopra, direttamente dalla testa.
Adesso un animale per sopravvivere deve fare tre cose principali (un po’ come l’uomo):
- mangiare
- non essere mangiato
- riprodursi.
Per far fronte al problema di non potere più nuotare verso il cibo, e siccome le zampette non gli servivano più, le modificò per assomigliare a delle piume (da qui il nome cirripedo) da muovere tra le onde per catturare plancton e micro-alghe. Per non essere mangiato, si costruí intorno un guscio solido a vulcanello, dal quale fa uscire i cirri per nutrirsi un po’ come i supereroi escono dalla loro botola. E per riprodursi ha dovuto far fronte a due problemi: la necessità di riprodursi sessualmente per avere più successo evolutivo, e la necessità di aver bisogno di due individui, nonostante ognuno contenga sia il sesso maschile che quello femminile. Per questo ha evoluto il pene più lungo in proporzione al corpo di tutto il regno animali, che utilizza per raggiungere individui vicini e lontani intorno a lui. Insomma, un gamberetto pigro, ma superdotato!
5. I pesci della Baia
Trovandosi all’interno di un’Area Marina Protetta, la pesca è interdetta nella Baia di Paraggi, il che supporta una grande quantità, abbondanza, grandezza e biodiversità di pesci. In un’area protetta ben gestita, la quantità (in termini di peso) di pesce aumenta infatti del 446% e la biodiversità del 21%!
Tra i le numerose specie di saraghi e tordi, le abbondanti castagnole, l’elusiva murena ed il curioso e brillante re di triglia, alcuni tra i pesci più curiosi da avvistare facendo snorkeling sono sicuramente le cernie. In baia è possibile trovare principalmente le cernie brune (Epinephelus marginatus), sia di piccole che di notevoli dimensioni. Identificarle non é difficile grazie al loro colore marrone a chiazze gialle, alla loro espressione particolarmente imbronciata ed alle loro pinne pettorali tonde che muovono con movimenti a ventaglio. Una curiosità sulle cernie è la definizione del loro sesso, che come per molti pesci non è genetica come quella degli esseri umani: infatti la cernia è un’ermafrodita proteroginico, alla nascita è sempre femmina e diventa maschio quando raggiunge circa gli 8 kg di peso.
La cernia, insieme alle piccole e coloratissime donzelle (Coris julis) e donzelle pavonine (Thalassoma pavo), le salpe (Sarpa salpa) e gli sciarrani (Serranus scriba), sono in particolare monitorati dal progetto Interreg MPA Engage, perché indicatori di cambiamento climatico. Infatti, a mano a mano che la temperatura dell’acqua sale, sono molti gli organismi che si spostano a latitudini più elevate alla ricerca del fresco o che, preferendo il caldo, allargano la loro distribuzione. Monitorando la presenza ed abbondanza di queste specie possiamo cercare di comprendere meglio l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità del nostro Mar Mediterraneo. All’interno delle nostre escursioni di ecologia marina, puoi anche tu darci una mano a monitorare questi pesci attraverso la pratica della citizen science.
Raccontare in un solo blog la ricchissima biodiversità della Baia di Paraggi e di Niasca, o tutte le stupende curiosità del mondo marino sarebbe impossibile, per tutto il resto vi aspettiamo in mare, per scoprirle e viverle di persona!
N.B.: le bellissime slides di questa presentazione sono state preparate da Sophie, che durante il suo tirocinio presso Outdoor Portofino ha lavorato ad una guida snorkeling per raccontare la Baia di Niasca.