Bambini al mare? In kayak con Bianca (3 anni)
Spesso ricevo domande del tipo “Da che età posso portare i bambini al mare?“. “Come posso portarli con me su un kayak (canoa) o un Sup (Stand Up Paddle)?” La risposta è: da subito! L’importante è che l’approccio sia graduale e che il genitore si senta a suo agio.
Nell’ articolo rispondo a queste domande raccontando la nostra prima “avventura lunga” in kayak, avvenuta l’estate scorsa (2019) durante una breve vacanza in Sardegna.
Premessa:
Per me andare al mare significa andare in mare, non in spiaggia. Portare i bambini al mare vuol dire guidarli alla scoperta di un mondo per loro pieno di fascino e mistero.
Bambini al mare, vivere un avventura degna di un pirata
Siamo in vacanza a Portobello di Gallura, nel nord della Sardegna. Quest’anno abbiamo portato un sit on top Kayak (Bay 2, Exo Kayak) per esplorare la costa con Bianca (3,5 anni) e Theo (quasi 1 anno). L’idea è di educarli a uno stile di vita Outdoor e insegnare loro, tramite l’esperienza, la fragile complessità dell’ambiente marino.
Siamo appassionati di mare, quello vero. Non quello che vedi sfrecciare dal gommone, che sembra di guardare un film in fast forward. Non quello visto da lontano, dal ponte di una nave da crociera o di un traghetto, né quello finto, ricostruito, che vogliono mostrarti negli acquari.
Vogliamo che sentano il profumo della macchia mediterranea e delle alghe miste allo iodio, che quando l’onda frange ne diffonde l’essenza. Che sentano il rumore delle cicale, che vedano danzare davanti alla prua banchi di pesce azzurro che fuggono da qualche misterioso predatore.
Con questi progetti in mente prepariamo la nostra prima avventura “lunga”. Decidiamo che al primo tentativo parteciperemo in formazione ridotta e lasciamo il piccolo Theo con la zia Benni (per ora con lui ci dedichiamo a “giretti” più corti).
Ci guarda perplesso mentre prepariamo l’attrezzatura:
una sacca stagna dove riponiamo:
- la merenda
- Acqua (non deve mai scarseggiare)
- un piccolo first aid kit
- crema solare
- asciugamano
- maschere e boccagli
- un cambio asciutto
- carta e bussola
- un telefono cellulare
Prevediamo di trascorrere in mare l’intera mattinata rientrando nel primo pomeriggio.
Dopo aver studiato le carte nautiche della zona (nell’Outdoor è molto importante saper “navigare”) decidiamo di dirigerci verso Ovest. Li la costa, prevalentemente rocciosa, si presenta selvaggia. L’idea è di raggiungere una certa caletta accessibile solo dal mare. Non abbiamo la certezza che questa baia esista davvero, la scala della carta nautica non ci permette di capirlo. Lo scopriremo!
Che l’avventura abbia inizio!
Partiamo: io a poppa, Margaux a prua e Bianca fa da polena. Ha già imparato a pagaiare con uno stile quasi perfetto, ma si stanca subito (dobbiamo ancora trovare una pagaia adatta a lei), sarà quindi la mamma a contribuire maggiormente al mio ritmico progredire.
Serpeggiamo tra torrioni di roccia e ci infiliamo in piccole cavità che paiono scavate da una gigantesca mano. Osserviamo la fauna Bentonica: piccoli granchi, patelle, ricci e pomodori di mare che la piccola ama avvistare urlando il suo ormai famoso “Pododoli di Male”. Questi animali sono Anemoni, ovvero Cnidari sessili (immaginate una medusa pigra che decide di vivere attaccata allo scoglio). Spesso si trovano chiusi, ma se si è fortunati si possono vedere aperti poiché estroflettono (tirano fuori) i tentacoli per mangiare (attenzione sono urticanti) .
Dopo circa 45 minuti di pagaiata avvistiamo l’ambita caletta. Sbarchiamo e subito mamma e figlia si accorgono che la sabbia è piena di piccole conchiglie colorate e dalle forme più affascinanti. Iniziano a raccoglierle con l’obiettivo di fotografarle e poi rilasciarle prima di partire. Guai a portare via questi gusci dalle spiagge, la sabbia è fatta anche dei loro frammenti! Sottrarle (così come portare via la sabbia) vuol dire rendersi complici dell’erosione delle coste e alterare un delicato ecosistema. Abbiamo cercato di spiegare bene questo concetto a Bianca e sembra che l’abbia capito, se non altro non ha protestato al momento di svuotare le maschere piene di conchiglie.
Un bagno prima di partire ed è l’ora di rientrare. Arriviamo all’ora prevista, stimando di aver percorso 4 miglia nautiche in condizioni di mare calmo e bonaccia.
Niente male come prima avventura!
Conclusione:
Ho da sempre desiderato avvicinare i bambini al mare (non solo i miei figli). Condividere con loro la mia passione per questo ambiente. Vuoi farlo anche tu? Basta seguire alcune semplice regole: formazione, pratica e sicurezza. Se vuoi consigli su come organizzare un’esperienza smile scrivi un commento qui sotto!
Un altro modo per avvicinare i bambini al mare è fargli vivere un esperienza con i loro coetanei: la Scuola Natura !
Foto di Copertina: con Bianca al Faro di Portofino durante un’altra “avventura” in Kayak